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Movimento e vene varicose: gli esercizi utili (e quelli da evitare)

7 Agosto 2025

Chi ha le vene varicose spesso si trova davanti a un dubbio: meglio stare fermi e “non sforzare” le gambe, o muoversi il più possibile per stimolare la circolazione?
La risposta non è univoca, ma una cosa è certa: il movimento può essere un grande alleato, se fatto nel modo giusto. Anzi, in molti casi è uno dei migliori strumenti di prevenzione e gestione dei disturbi venosi.

Il ruolo del movimento nella circolazione venosa

Le vene non hanno muscoli, e non riescono a pompare il sangue da sole verso l’alto. A spingerlo verso il cuore è soprattutto il movimento dei muscoli delle gambe, in particolare polpacci e cosce.
Quando ci muoviamo, la contrazione muscolare comprime le vene profonde e spinge il sangue in alto. Se restiamo fermi troppo a lungo, invece, il sangue tende a ristagnare, aumentando la pressione sulle pareti venose.

Ecco perché chi ha una predisposizione alle varici — o le ha già — dovrebbe evitare lunghi periodi in piedi o seduti senza pause. Ma anche scegliere con attenzione l’attività fisica.

Gli esercizi migliori se hai vene varicose

Non tutto lo sport fa bene in modo uguale. Alcune attività sono eccellenti per favorire il ritorno venoso, mentre altre vanno limitate o adattate. La regola è evitare gli sforzi statici o che comprimono eccessivamente gli arti inferiori.

I migliori esercizi da praticare con costanza

  • Camminata veloce: anche solo 30 minuti al giorno fanno una grande differenza
  • Nuoto: ottimo per la circolazione, riduce il carico sulle gambe
  • Bicicletta (moderata, su piano): stimola il polpaccio senza stressare
  • Yoga o stretching dinamico: se ben guidati, migliorano il tono muscolare e la postura
  • Esercizi a terra da sdraiati: alzare le gambe, pedalare in aria, estensioni leggere

Questi esercizi aiutano a tenere attiva la “pompa muscolare” e riducono la pressione venosa. L’ideale sarebbe inserirli nella routine quotidiana, anche con piccole pause attive durante il lavoro.

Attenzione a questi errori comuni

Un problema diffuso è pensare che lo sport, in quanto tale, sia sempre un bene. Ma chi soffre di insufficienza venosa o ha già vene evidenti dovrebbe evitare alcune attività, o almeno adattarle.

Tra gli sport meno indicati troviamo:

  • Sollevamento pesi e body building intenso: lo sforzo statico aumenta la pressione nelle vene profonde
  • Jogging su asfalto o corsa intensa: può peggiorare il microtrauma sulle pareti venose
  • Sport di impatto (tennis, crossfit, salti): sollecitano eccessivamente le articolazioni e i vasi
  • Squat profondi o isometrie prolungate: mantengono i muscoli in contrazione troppo a lungo

L’ideale, in questi casi, è farsi seguire da un istruttore o fisioterapista che conosca il problema. Perché una gamba allenata male può fare più danni che benefici.

Muoversi sì, ma anche recuperare

Non è solo questione di sport. Anche la postura, il tempo di recupero e le abitudini quotidiane fanno la differenza.
Dopo una giornata in piedi o dopo uno sforzo, alzare le gambe per 15-20 minuti può aiutare a ridurre la stasi venosa. Così come evitare abiti troppo stretti, tacchi alti o sedute prolungate senza alzarsi.

Chi sta molte ore alla scrivania può sfruttare piccoli esercizi da seduto: sollevare i talloni, fare piccoli cerchi con le punte dei piedi, alternare le gambe in estensione. Bastano pochi minuti, ma fatti ogni ora cambiano davvero l’equilibrio venoso.

Il movimento non è una cura, ma è parte della soluzione

Le vene varicose non si eliminano con una corsa o una nuotata. Ma un’attività fisica costante e adatta può rallentarne l’evoluzione, migliorare i sintomi, e ridurre il rischio di complicanze.
Quando abbinato a un programma di supporto vascolare — come quelli offerti da Rigenerarti, che integrano nutraceutica, tecniche fisiche e approcci personalizzati — il movimento diventa uno strumento potente.

In conclusione

Muoversi non è solo possibile: è fondamentale.
Chi soffre di vene varicose ha bisogno di scegliere i giusti alleati, e il corpo in movimento è il primo fra tutti. Basta farlo in modo consapevole, ascoltando le gambe, senza strafare e soprattutto senza restare fermi.